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Eric Asimov: dieci parole per parlare di vino

eventLuglio 24, 2019
editDi Redazione AIS
folder_openIn: Riflessioni

Il vocabolario del vino è ricco e variegato. Eric Asimov, critico enologico del New York Times, ha voluto dare il proprio contributo, e suggerisce quindici parole per aiutarci a valutare il contenuto di una bottiglia. Ne abbiamo scelte dieci, e ve le proponiamo. E voi? Che parole usate per descrivere il vino?

Energico [Energetic]. Il vino che all’assaggio “fa scattare”. Risveglia i sensi all’improvviso, come se aveste messo due dita nella presa di corrente. Animati dall’acidità, sono spesso a base di vitigni come riesling, chenin blanc, gamay o barbera. Anche i grandi vini, maturati e affinati per anni, possono rivelare la stessa, emozionante energia, dei più giovani.

Teso [Tense]. Il vino che sembra “camminare su un filo, conteso da forze opposte“. Loro “minacciano di tirarlo da una parte e dall’altra” ma nessuna delle due riesce a prevalere e il vino “non smarrisce mai il proprio equilibrio“. Un esempio? I riesling: “pur sospinti dalla dolcezza e strattonati dall’acidità, non diventano mai stucchevoli, né aspri; non inciampano mai“. 

Felpato / Soffice / Sontuoso [Plush]. Ne bevi un bicchiere e “una sensazione di ricchezza morbida, rigogliosa” si appropria della bocca. I vini felpati sono quasi sempre rossi: “hanno il potenziale per essere più grandi e più morbidi dei bianchi“.  

Snello [Lean]. Quel vino che viaggia “nella direzione opposta al felpato“. Sono i vini “ectomorfi“, nervosi e tonici, caratterizzati “più dall’acidità che dalla morbidezza”. I vini snelli dovrebbero sempre essere energici. Senza energia i vini snelli rischiano di diventare rachitici, scheletrici. 

Lineare [Linear]. La qualità tipica del vino “ben strutturato“, ricco di “aromi percepibili in una sequenza armoniosa di riconoscimenti“. Il vino lineare è quello che, a sorpresa, potrebbe rivelare una inaspettata complessità, considerato che “gli aromi possono cambiare ed evolvere durante l’assaggio“. Unica condizione imprescindibile perché un vino sia lineare è il vigore della struttura. In mancanza di una solida impalcatura l’assaggio risulterà, al contrario, “amorfo e molle“.

Lunghezza [Lenght].Si tratta di “una qualità simile alla linearità, anche se non è esattamente la stessa“. La linearità, in un vino, generalmente “implica la complessità“; la lunghezza indica, invece, “una presenza prolungata senza alcuna evoluzione sottesa “. 

Precisione [Precision].Un vino dotato di precisione è stato “accompagnato con eccezionale abilità lungo il suo intero percorso, dall’uva alla bottiglia“. Tutto è dove deve essere e “niente risulta eccessivo o sproporzionato“. Tra potenza e precisione, Asimov non ha dubbi: meglio la seconda. 

Vita [Life]. La vita è una “combinazione di energia, consistenza e profondità, assieme a qualcosa di più difficile da capire.” È la vitalità che “proviene da vinificazioni abili, minimamente manipolative.“

Salato [Savour]. Molti vini sono salati, o saporiti, se preferite. Sono i vini che “trasmettono aromi e sapori pietrosi, salini, erbacei, fumosi o floreali e si trovano spesso (ma non sempre) assieme a un’alta acidità“. Qualche esempio? “I rossi della Valle del Rodano del Nord, lo Chablis e lo Sherry Fino“.

Minerale [Mineral]. Asimov sa perfettamente che nessun altra parola, nel vocabolario del vino “è stata tanto controversa”, forse perché “alcune persone la prendono alla lettera, come se ci si riferisse a minerali nel terreno aspirati attraverso le radici e finiti dentro il bicchiere”. Minerale, ovviamente, “è un termine figurato, utile a circoscrivere le sensazioni trasmesse dal vino.” Alcuni, pur consapevoli del significato, continuano a evitarne l’uso, giudicato troppo generico. Asimov non è d’accordo: “è un termine generico ma molto utile: aiuta a trasmettere il carattere dei vini che possono sembrare sassosi, ciottolosi o rocciosi per aroma, sapore e consistenza.

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