Arbois è una AOC che prende in nome del comune e si estende oltre che sul suo territorio anche su altri 13. Sono 850 ettari, la produzione annuale è di circa 37.200 hl: una miseria.
Arbois è la capitale vinicola del Jura, terroir famoso per gli straordinari “vin jaune” e “vin de paille”. L’origine del nome è celtica “ar” e “bos”, cioè “terra fertile”. In fatto di vino questa fertilità si esprime con prodotti dal carattere unico, le cui qualità e unicità stanno affermandosi costantemente. Il sottosuolo è marnoso ed è ricco di minerali capaci di conservare quella tipica umidità del Jura, i vigneti sono protetti dai venti freddi da pareti rocciose di calcare.
Il territorio è più vocato ai vitigni a bacca rossa, soprattutto il trousseau, seguito da poulsard e pinot noir. Tra le altre uve troviamo l’heida, il naturé, il païen che però sono dei savagnin, e lo chardonnay.
Ad Arbois, se non si parla di vino rosso, ciò che domina è il bianco da uva savagnin, di cui abbiamo già scritto il 23 maggio del 2014. Oltre a essere mixato con lo chardonnay, si produce molto in purezza, e tra i vigneron che sanno interpretare al meglio quest’uva ci sono quelli del Domaine Tissot.
Di questo vignaiolo abbiamo degustato l’Arbois 2010 da solo savagnin, la cui particolarità è di essere stato maturato in legno per trenta mesi con l’ossidazione controllata dal “voile de levures” (flor), è finito in bottiglia nell’ottobre del 2013, l’alcol è del 14% vol.
L’aspetto ha tutta la tipicità colorante dell’ossidazione, quindi è ben ambrato, ma luccicante. Quello che sorprende è l’olfatto, per quello sfumato e inossidabile tono ossidativo che miscela curry, noce secca, resina di pino amarognola, tostato, foglie di tabacco dolce e aldeide acetica, tanto da far pensare che sia il suo limite d’immortalità ossidativa: cioè più non può progredire (però sappiamo che non è vero).
Riteniamo che questo 2010 sia stato baciato dalla fortuna e non solo dall’abilità dei Tissot, infatti ha il gusto d’una secchezza delicatamente tagliente, un punto d’alcol che accalora e tonifica, acidità e sapidità che sembrano una pariglia e un finale lungo e sciccoso: ricorda sia lo Sherry che la Vernaccia di Oristano.
C’è un aneddoto che può essere riportato nell’etichetta dell’Arbois, ed è: «Le vin d'Arbois, plus on en boit, plus on va droit !». Lasciamo a voi il piacere della traduzione.
AIS Staff Writer