Il rum venuto dal crimine

El Consejo è un paesino di cinquantamila anime all’interno dello stato federato di Aragua, in Venezuela. Sarebbe un centro come un altro, se non fosse che qui, da tempo, si coltiva canna da zucchero, tanta canna da zucchero, fondamentale per le sorti degli zuccherifici e delle vicine fabbriche di rum.
Una notte del 2003 Josè Arrieta e due compari appiccano il fuoco a un campo di proprietà della distilleria Santa Teresa. Non sono stati incaricati da una industria concorrente, ma dal bisogno di armi. Josè e i suoi amici appartengono a La Placita, una gang locale ansiosa di regolare i conti con una banda avversaria, più grossa e meglio attrezzata. Per farlo pensano di appropriarsi delle pistole in dotazione agli agenti di sicurezza della fabbrica, attirandoli in trappola con una colonna di fumo.
Il piano riesce: Josè si appropria di pistola e radio dell’agente accorso a controllare. Qualcosa però non va per il verso giusto e gli uomini preferiscono battere in ritirata in sella alla moto del sorvegliante. Poco tempo dopo, Jimin Perez, ex poliziotto diventato capo della sicurezza, li rintraccia. Perez non si scompone: è solo il centesimo caso simile, comune in un paese, il Venezuela, stretto dalla morsa della povertà. Forse è proprio per questo, e per il ragionamento che ne consegue, che l’uomo preferisce non chiamare la polizia, rivolgendosi piuttosto all’amministratore delegato dell’azienda, Alberto Vollmer.
Vollmer è uno degli uomini più ricchi dello stato. La sua tenuta è ampia 3.000 ettari. Messo davanti al caso propone un’alternativa alla prigione: lavorare per tre mesi in azienda. Senza stipendio, con la possibilità, in futuro, di percepire un regolare stipendio. Josè accetta, ma a una condizione: che Vollmer assuma tutti e ventidue i membri della banda. Era nato il Progetto Alcatraz.
Tredici anni dopo, gli uomini sono diventati 180, tutti provenienti da nove differenti bande criminali. La Santa Teresa offre loro un regolare stipendio, istruzione, assistenza psicologica, servizi sociali e persino lezioni di rugby, grazie alle quali è nata una vera e propria squadra. La brillante iniziativa di Vollmer ha ridotto di molto il tasso di criminalità della zona. A testimoniarlo ci sono i numeri, snocciolati dal responsabile del progetto, Gabriel Alvarez Mayorca: nel 2016, a Revenga, 13 omicidi su 100.000 abitanti; nel 2005 erano 114.
Certo, non è tutto oro qui. Solo il 60% degli uomini coinvolti nel progetto è riuscito a conservare il lavoro. Il rimanente 40% è tornato a delinquere, e oggi è morto o in prigione. Tra di loro anche i due compagni di José, l’unico rimasto del progetto originario. Eppure, da queste parti, una percentuale di successo del genere è più che lodevole. È miracolosa.
E il rum? Segue il metodo solera, ed è un blend di partite maturate tra i 4 e i 35 anni in botti di legno del Limousine. Le acquaviti sono frutto di distillazione a colonna e ad alambicco discontinuo. I curiosi in vena di provarlo saranno soddisfatti: in Italia è distribuito da Bacardi.
Gherardo Fabretti