Il vino in cima alla Tour Eiffel

La foto potrebbe riguardare l’ennesima cantina che sceglie lo sfondo della tour più famosa di Francia per fare pubblicità al proprio vino, ma stavolta c’è qualcosa di più, anche se il marketing non manca nemmeno in questo caso. La Winerie Parisienne, questo il nome della cantina, vinificherà davvero le proprie uve sulla Torre Eiffel. Creata da tre soci nel 2016, ha già piantato le proprie uve sulla pianura di Versailles, in stretta collaborazione con la Camera dell’Agricoltura regionale, e presto comincerà la prima vendemmia. Poi, la vinificazione, con vista esclusiva sugli Champ-de-Mars.
Vino parigino
L’idea di produrre vino in cima alla torre che dal 1889 troneggia su Parigi è (forse) una buona trovata, ma per quanto non nota come Bordeaux o la Borgogna, il vino nell’Île-de-France lo si produce da secoli. Nell’antica Lutezia, tra II e III secolo, erano state già piantate le prime viti, e anche se il clima non era dei più concilianti, quel vino acidulo doveva incontrare parecchi sostenitori, almeno a giudicare dai resti emersi dagli scavi. Da allora, tra vie e arrondissement, tralci e pampini non hanno mai smesso di fare capolino nella capitale, anche se la diffusa mancanza dei connessi diritti di impianto rende spesso la loro vinificazione sostanzialmente illegale.
A Montmartre il vigneto più famoso
Il vigneto più famoso di Parigi è probabilmente quello piantato a Montmartre nel 1933, quando gli artisti del quartiere si opposero a una speculazione edilizia che rischiava di cementificare il versante nord della collina. Il Clos Montmartre fu ben presto oggetto di vere e proprie vendemmie, sponsorizzate man mano da personaggi come Fernandel, Mistinguett (Jeanne Bourgeois), Annie Cordy, Gérard Jugnot. 1800 ceppi, tra i quali il piropo gamay spicca con prepotenza per quantità, vengono regolarmente vinificati nella cantina municipale del XVIII arrondissment.
La Goutte d’Or: santi e peccatori
Luigi IX, santo dal 1297, sembra amasse particolarmente il vino proveniente dalla Goutte-d’Or, oggi rettangolo compreso tra il Boulevard de la Chapelle, il Boulevard Barbés, la via Ordener e la gare du Nord. Il nome del quartiere, del resto, è eloquente: la goccia d’oro a cui fa riferimento è quella del vino che si produceva nei dintorni. Probabilmente non così memorabile come il marketing dell’epoca vorrebbe, quel grandi raccolti di uva, spesso verdognola anziché dorata, davano spesso vita a quel tipo di vinello raschia papille chiamato guinguet dai parigini, dal verbo ginguer, saltellare. C’era anche quel vino da capre, con ogni probabilità, nei bicchieri consumati dai disgraziati frequentatori dell’Assommoir, il locale amministrato da papa Colombe nel romanzo di Emile Zola. Rue Neuve de la Goutte-d’Or, del resto, è uno degli indirizzi di Gervaise Macquart e Charles Coupeau.
Notre-Dame
“Ostessa, amica mia, altro vino!”, grida invece lo scapestrato fratello di Frollo in Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, ma che non sia di Suresnes, perché gli “intristisce il gargarozzo”. Vigna leggendaria, eppure, quella di Suresnes, che la Senna separava dal Bois de Boulogne e dalla città, e che le mura dei monaci benedettini di Saint-Germain-des-Prés tenevano distante dagli sguardi dei ladri come lo zendale celava le donne dalle occhiate dei perdigiorno. Ma non essendo tutta la vigna figlia della stessa sorte, dalle zone meno fortunate proveniva quel vinello acerbo che tanto infastidisce il nostro Jean du Moulin. E anche se lo stesso Hugo, in una lettera a Edmond de Goncourt, dichiarava di non avere nulla contro quel “vinello” che col suo “bel colore di ribes non ha mai fatto male a nessuno“, la produzione non sembra avere seguito il parere dello scrittore, svanendo quasi del tutto negli anni in cui si ripiantava vigna a Montmartre.
Vigneti nascosti
Meno noti, ma tuttora esistenti, altri vigneti allignano in città. La vigna di piazza Félix Desruelles (VI arr.), ad esempio, vanta il primato di “vigneto più piccolo di Parigi”. Conosciuto come Clos St Julienas, è interamente piantato a gamay. Nel giardino privato del presbiterio della chiesa di Saint François Xavier (VII arr.) si nasconde un piccolo vigneto (oltre a un dipinto del Tintoretto). Nel parco di Bercy (XII arr.) le viti di sauvignon e chardonnay crescono nel giardino dedicato al Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin. Pinot noir, pinot meunier e perlette (un vitigno a bacca bianca) fanno compagnia a Georges Brassens nel parco a lui dedicato nel XV arrondissement. Tra il verde del Bois de Boulogne, poi, la cantina Paris-Bagatelle ha piantato nel 2004 pinot nero e pinot bianco, regolarmente vinificati e messi in vendita.
Gherardo Fabretti