Marsala d’estate

Un mulino al tramonto, rivolto davanti all’isoletta di Mozia, piantato nella Laguna dello Stagnone. Rotterdam? No, Trapani. Fa piacere vedere finalmente una campagna di comunicazione efficace per invogliare i turisti a fare un giro in Sicilia. Quella ideata dal Distretto Turistico Sicilia Occidentale per l’estate 2020 punta soprattutto a richiamare i concittadini, puntando sul concetto di vacanza prossimità. Come dire: ciò che cercate fuori, potete trovarlo benissimo anche in casa vostra. L’occasione potrebbe essere preziosa anche per risollevare le sorti di uno dei gioielli enologici siciliani, quel Marsala DOC le cui alterne vicende sembrano non riuscire ancora a garantirgli il successo che merita.
Dalla Sicilia all’Inghilterra
Furono gli inglesi a diffonderne il “brand”, ma ciò che lo rappresenta davvero era già noto nel XVII secolo. Il pittore Pieter Paul Rubens ne aveva fatto incetta salpando dalle coste trapanesi nel 1606, e il ‘vino perpetuo‘, di cui il Marsala è figlio diretto, si consumava sulle tavole di nobili e contadini del luogo assai prima dell’arrivo britannico. Era quello, anzi, un vino dove l’alcolicità del vino derivava solo (o in gran parte) dagli zuccheri delle uve inzolia o grillo, e non dall’abitudine britannica di aggiungere alcool, impoverendone la sostanza. Un vino, quello fortificato senza aggiunta di alcool, che ancora oggi è possibile apprezzare, per fare un noto esempio, bevendo un bicchiere di Vecchio Samperi dell’indimenticato Marco De Bartoli. Alieno, poi, alla denominazione, il metodo soleras, questo sì introdotto dagli inglesi ma non diffusamente impiegato nella produzione, né ieri né oggi, e di cui conserva traccia – discutibile – come sinonimo di ‘Vergine’, nel disciplinare di produzione.
Il nodo consorzi e disciplinari
Proprio da quel disciplinare bisognerebbe partire, da una sua radicale revisione, guidata da un principio imprescindibile: restituirne il legame con il luogo da cui proviene. Male non sarebbe, certo, fare anche piazza pulita degli scempi condotti nell’ultimo mezzo secolo, scoraggiare qualsiasi uso industriale del vino e magari rimettere in piedi i cocci di un consorzio di tutela che oggi è pressoché privo di ogni importanza, e che da anni ormai non è nemmeno incluso nell’elenco di quelli compresi nell’elenco ufficiale dei Consorzi dei Vini italiani. Per dirla con Michel Foucault, sarebbe il caso di rimettere assieme “le parole e le cose”: prendere le prime per restituire alle seconde il loro il significato più adeguato al contesto.
Cinque etichette da provare
Nel frattempo, a beneficio di chi vorrà ascoltare l’invito della Sicilia Occidentale, ecco una serie di etichette di Marsala che vi suggeriamo di provare questa estate con l’aiuto della nostra Guida Vitae.
- MARSALA VERGINE RISERVA 1988 – MARCO DE BARTOLI. Tra albicocca essiccata, miele, caramello, poi torrone, fichi, datteri, frutta secca. Seguono ceralacca e smalto, cannella e noce moscata, rinfrescanti soffi di salsedine. In bocca è caldo e avvolgente, coniuga mirabilmente potenza ed eleganza in un perfetto bilanciamento, sorretto da una freschezza ancora vivace e da una incisiva sapidità. La persistenza del sorso è infinita, impreziosita da ritorni di miele e frutta disidratata. Riposa per 30 anni in botti di rovere e castagno con utilizzo del metodo perpetuo. Da provare con il gorgonzola naturale.
- MARSALA SUPERIORE SEMISECCO AMBRA DONNA FRANCA RISERVA – FLORIO. Profumi di miele di castagno e frutta secca: noci, datteri, fichi, cui seguono tabacco biondo e vaniglia, caramello e pasticceria, sensazioni eteree e balsamiche, di smalto ed eucalipto. Sorso deciso, caldo, rotondo, dalla dolcezza perfettamente dosata e bilanciata da freschezza e vena sapida in un equilibrio gustativo da manuale; seducente e interminabile il finale, scandito da richiami di frutta secca e miele. Da Marsala invecchiati almeno 15 anni in carati da 300 litri, affina in bottiglia per 12 mesi. Da accompagnare con mandorle atterrate al cioccolato fondente.
- MARSALA VERGINE SECCO VINTAGE RISERVA 1980 – FRANCESCO INTORCIA HERITAGE. Naso deciso, accattivante, di grande eleganza. Sfoggia una composita sequenza di profumi di frutta, noce e nocciola tostate, albicocca e pesca disidratate, fichi secchi e datteri, intrecciati a sensazioni di miele e caramello, per virare su aromi rinfrescanti di anice e mentolo, sentori eterei di smalto e vernice, poi tabacco e tè nero. Il sorso è pieno,caldo, di spiccata intensità e sorprendente freschezza; indugia lungamente al palato, riproponendo per via retronasale aromi di miele e frutta secca e regalando un appagante finale sapido e ammandorlato. Custodito per oltre 35 anni in fusti di rovere. Abbinare a pecorino siciliano stagionato e miele di acacia.
- MARSALA VERGINE SOLERAS DRY – CARLO PELLEGRINO. All’olfatto fini riconoscimenti di frutta secca, mandorle tostate e noci, cedro candito, fichi secchi e datteri. Si inseriscono sentori eterei e aromi erbacei che precedono ricordi di albicocca disidratata, nocciola e miele di castagno. Approccio gustativo segnato dall’avvolgente dotazione alcolica, alla quale si accosta senza soggezione la componente acido-sapida rendendo vivaci e avvincenti la progressione gustativa e la prolungata chiusura. Riposa per oltre 5 anni in botti da 52, 80 e 100 ettolitri. Perfetto con dei crostini di bottarga.
- MARSALA VERGINE SOLERAS 20 ANNI – RALLO. Intenso e sfaccettato, si apre con profumi di fiori gialli essiccati, ginestra e camomilla, poi arachidi e pistacchi, noci e nocciole tostate, arancia candita, datteri, tabacco biondo e vaniglia, con soffi eterei. Al gusto è denso, corposo, morbido e caldo; freschezza e sapidità stemperano e bilanciano la marcata dotazione alcolica, regalando al sorso equilibrio e finezza. Prodotto con il metodo soleras su tre ordini di barrique, nelle quali riposa per almeno 20 anni. Ideale con biscotti e frutta secca.