Un anomalo rosato

Si può ottenere un vino fermo rosato unendo uve rosse e bianche? Sui rossi nessun dubbio, come testimonia, ad esempio, il sofferto disciplinare del Chianti, dove l’uso di un 10% di vitigni a bacca bianca è ammesso, almeno in via teorica. In Francia la denominazione provenzale Luberon accetta fino a un massimo del 10% di uve a bacca bianca nel suo rosso; la Côte-Rôtie arriva al 20% di viognier. E il rosato? Un decennio fa il tema miscelazione nei rosati era molto acceso, complice la libera iniziativa di paesi come il Sudafrica e l’Australia nel comporre vini rosati partendo da vini rossi e bianchi; una idea, a quel punto, avanzata pure dall’Unione Europea, e subito ritirata dopo la ferma opposizione di paesi come Italia e Francia.
Nel caso della cantina greca Rouvalis, però, non si tratta di mettere assieme due vini, ma due vitigni: il syrah e il viognier. I vigneti appartengono alle zone di Pyrgaki e Trapeza, parte della denominazione ripe di Egialia (Πλαγιές Αιγιαλείας), nella zona settentrionale del Peloponneso, e sono piantati a un’altitudine di 840 m. In questo originale rosato la percentuale di uva a bacca rossa va dal 75 all’85%; al viognier spetta il rimanente 15%, utile anche a stemperare l’acceso colore del syrah. I grappoli, vendemmiati intorno alla metà di settembre, vengono pigiati assieme per un tempo variabile dalle quattro alle otto ore. Il mosto ottenuto, privo delle bucce, fermenta a bassa temperatura per quindici giorni, ottenendo alla fine un vino di circa 12 gradi. Profumi di ribes, violetta, mela e pompelmo, corpo ricco e generoso, forse il rosato di Angelos Rouvalis non è il più illustre rappresentante della sua cantina ma rappresenta in ogni caso un esempio di originale sperimentazione che vale la pena provare.