Una tutela per i vigneti storici

Di tempo ce n’è voluto parecchio ma alla fine, da una costola ideale del Testo unico del vino del 2016, è nato finalmente un decreto per la tutela dei vigneti storici, quelli, cioè, con almeno sessant’anni di età, e per quelli eroici, coltivati nelle isole più piccole, cresciuti su terrazzamenti, pendenze superiori al 30%, o a una quota di almeno cinquecento metri. Saranno le singole regioni a occuparsi del censimento delle piante, necessario alla composizione di una apposita mappa tramite la quale realizzare una ragionata distribuzione dei fondi per la loro tutela. I fondi, 337 milioni di euro custoditi dalla cassa del Programma nazionale di sostegno al settore vitivinicolo, potranno essere eventualmente rimpolpati con aggiunte provenienti dal Ministero Delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
L’Italia, manco a dirlo, oltre a essere territorio storico di viticolture eroiche, è anche un grande emporio di vigneti centenari. Se ne trovano in Sicilia, sull’Etna, con piante di nerello mascalese e cappuccio; in Campania, col fiano, e in Sardegna. Vecchi rossese si trovano in Liguria, e non mancano gli alberelli di prié blanc in Val d’Aosta. A Merano, dentro le mura di Castel Katzenzungen, il vitigno Versoaln ha già compiuto più di 350 anni. In Irpinia, a Sorbo Serpico, l’azienda Feudi di San Gregorio ha acquisito sei ettari di terreno che ospita viti ultracentenarie; dopo averle curate, la cantina ha avviato una serie di collaborazioni con le università di Milano e Napoli e allestito un vero e proprio giardino museo. In Trentino la Ferrari ha deciso di aggiungere alle proprie bottiglie una parte dei mosti di un nuovo vigneto, posto a 600 metri di altezza. Il decreto di tutela, insomma, dimostra di avere recepito il crescente successo di questa rara categoria, che promette nuovi, interessanti, sviluppi.