AIS Sicilia
La sede AIS in Sicilia e le sue delegazioni
Il territorio
Territorio affascinante ed enigmatico, ricco di storia, arte e cultura, la Sicilia si esprime a tinte forti, come il blu del mare profondo e il nero delle pendici dell’Etna, il fucsia delle bouganville e il rosso dei fichi d’India maturi, il carattere dei suoi abitanti e delle sue specialità enogastronomiche.
- 9 Delegazioni regionali
- 1.687 Soci iscritti
- 38 Corsi ogni anno
- 8 Eventi regionali
- 10.000 Bottiglie stappate
- 180+ Nuovi sommelier ogni anno
La Sicilia e il vino
La Sicilia è la regione con la più ampia superficie vitata – 103.063 ettari – con vigneti dislocati per il 65% in collina, il 30% in pianura e solo il 5% in montagna. Nel 2013 la produzione è stata di circa 6.242.000 ettolitri di vino – solo il 16% DOP ma il 44.2% IGP – con una prevalenza di quello ottenuto da vitigni a bacca bianca, che rappresentano il 53% del totale. Inoltre, i 16.000 ettari dedicati alla viticoltura biologica – il 28% dell’intera produzione italiana – fanno della Sicilia la regione che decisamente dedica la maggiore attenzione a questo tipo di coltivazione.
Le varietà autoctone più coltivate sono i catarratti e il nero d’Avola, seguite da grillo, inzolia e altre tradizionali, ma hanno trovato spazio numerosi vitigni internazionali, che occupano circa il 21% della superficie vitata.
I catarrati bianco comune, lucido ed extra lucido (34%) sono i vitigni più diffusi, soprattutto nelle province di Palermo e Agrigento, perché sono facili da coltivare e in grado di raggiungere molto bene il giusto grado di maturazione. Negli ultimi anni se ne stanno riscoprendo anche le qualità, perché possono dare vini interessanti, dotati di buona acidità e nota alcolica contenuta, con un discreto corredo di aromi di biancospino e pera, pesca bianca e agrumi.
Uno dei vitigni che da più tempo dimora in Sicilia è l’inzolia o ansonica (6%), pressoché ubiquitario. Se vinificato in purezza esprime vini semplici e immediati, ma è spesso usato in uvaggio con lo chardonnay per ottenere vini più intensi e strutturati, che possono anche essere sottoposti a passaggio in legno.
Il grillo (6,5%) o riddu — ottenuto da un incrocio tra catarratto bianco e zibibbo verso la fine dell’Ottocento — ha favorito la ricostruzione post-fillossera e ancora oggi è presente soprattutto in provincia di Trapani, molto meno in quelle di Palermo e Agrigento. Un tempo allevato ad alberello, oggi a spalliera bassa, continua a essere fondamentale nella produzione del Marsala, insieme a inzolia e catarratto. Produttori lungimiranti ottengono da queste uve vini bianchi freschi e profumati, di grande spessore e con sentori che spaziano tra gelsomino e melone bianco, pera e ananas, agrumi, ortica e pepe verde.
Il grecanico (4%) è stato descritto da Cupani nel 1696 come uva siciliana detta grecani e storicamente è diffuso soprattutto nelle province di Trapani e di Agrigento. Spesso impiegato in uvaggi con altri vitigni a bacca bianca, offre particolari aromi floreali e fruttati, con note di melone bianco, ananas, susina e pesca, a volte di meringa e cioccolato bianco dopo evoluzione.
L’aromatico moscato di Alessandria o zibibbo, coltivato a Pantelleria e presente in Sicilia presumibilmente dai tempi dei Fenici, è utilizzato soprattutto come uva da mensa, fresca o appassita. Oggi è l’anima profumata dei famosi Passito e Moscato di Pantelleria, anche se numerosi e apprezzati sono anche i vini secchi, freschi e fruttati.
La deliziosa malvasia di Lipari è coltivata nelle Isole Eolie in soli 90 ettari, dai quali si ottengono i grappoli per produrre la Malvasia delle Lipari nelle versioni Naturale e Passito.
Il nero d’Avola (16%) è il vitigno principe del vigneto siciliano ed è noto anche come calabrese, probabilmente per un’errata traduzione dal dialetto siciliano, in quanto cala significa uva e aulisi originario di Avola, paese in provincia di Siracusa. Coltivato storicamente ad alberello, questo vitigno ha sempre prodotto vini che superavano di slancio il 15% di alcol etilico; oggi, al contrario, si elaborano vini meno caldi e più freschi, con tannino fine e sentori di mora e ciliegia scura, spezie dolci e humus, note terrose e salmastre, con maggiori potenzialità nei confronti dell’invecchiamento.
Il nerello mascalese (3.5%) è originario della piana di Mascali in provincia di Catania ed è diffuso per oltre il 65% nello straordinario territorio vulcanico dell’Etna, dove ha trovato la sua terra di elezione, con varie popolazioni clonali nei diversi versanti del vulcano. Allevato ad alberello sostenuto dal tradizionale palo in castagno, nei vigneti più vecchi è impiantato fino a 12.000 ceppi/ha, a volte con viti a piede franco, e può dare vini eleganti e longevi.
Il frappato è presente soprattutto nelle province di Ragusa e di Siracusa, è impiegato in genere in uvaggio con il nero d’Avola e dà vini piuttosto austeri, mentre in purezza dona vini freschi, fruttati e beverini.
Tra le varietà internazionali presenti in Sicilia, lo chardonnay (4.2%) è diffuso su tutto il territorio regionale e, impiegato in purezza o in uvaggio, dà vini strutturati e morbidi, capaci di raggiungere l’eccellenza, così come il syrah (4.8%), dal quale si elaborano vini intensi con una spiccata matrice fruttata e speziata. Il merlot (4.1%) offre interessanti espressioni soprattutto nella zona centro-occidentale della regione e il cabernet sauvignon (3.1%) dà alcuni tra i vini isolani più longevi.
Le zone vitivinicole
Le Delegazioni di AIS Sicilia
L’Associazione Italiana Sommelier è presente in Calabria con 9 delegazioni:
- Agrigento – Caltanissetta
- Catania
- Messina
- Palermo
- Ragusa
- Siracusa
- Taormina
- Trapani
- Jonico – Etnea